Un anno da nomade

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Not all those who wander are lost

(non tutti gli erranti sono perduti)

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Esattamente un anno fa, infreddolita e soffrendo qualche postumo di sbornia, ho lasciato la mia amata Londra e mi sono imbarcata nel mio primo viaggio “ufficiale” da digital nomad. A parte qualche veloce rientro a Londra per sbrigare qualche questione burocratica (la cittadinanza!) , nel corso dei 12 mesi successivi sono andata in Argentina, in Nord America, in Italia (ovvio) e in Tailandia, dove mi trovo adesso.

Gli anniversari, come il Capodanno e occasioni simili, inducono spesso alle riflessioni e a tirare un po’ le somme, quindi ho pensato di buttare giù alcune delle cose che ho imparato (o disimparato!) in questo anno a dir poco interessante.

  • Porta meno cose in valigia: metà della roba che stai mettendo nel trolley/zaino non ti servirà.
  • Porta cose più intelligenti in valigia: alcune cose sono davvero insostituibili una volta che ti trovi “on the road”. Ci vuole tempo per diventare maestri nel fare il bagaglio perfetto.
  • Trova il tempo di restare in contatto con le persone “a casa” (dovunque essa sia – i miei cari sono sparsi un po’ per tutto il mondo), anche se talvolta può significare fare una Skypata all’alba.
  • Continua a postare foto su Facebook che evidenziano la bella vita che fai adesso (o semplicemente che sfoggiano quanto stai bene/sei felice ora) anche se tante, davvero TANTE persone ti dicono che non ce la fanno più a invidiarti e basta. Ti vogliono bene, vogliono sapere cosa fai e potresti inspirarle a perseguire i LORO sogni. 🙂
  • Impara ad apprezzare le amicizie intense e passeggere. In questa vita da digital nomad, la gente entra ed esce dalla tua vita a intervalli regolari (o irregolari!) (soprattutto, questo succede sempre appena hai realizzato quanto tale persona sia fantastica e quanto sia bello passarci del tempo), e devi accettare il fatto che domani se ne andrà. Però è anche vero che potrai incontrarla nuovamente da qualche parte per la tua strada, e allora ti sentirai improvvisamente e nuovamente a casa. Ragazzi, sapete chi siete!
  • Non farti buttare giù dalle sciocchezze. In genere sono già abbastanza brava in questo, e questa vita più salutare, rilassata mi spinge ancora di più in questa direzione. I commenti, i piccoli dettagli, le noie fastidiose… tutto nel cestino!
  • Impara qualche frase nella lingua locale. Con lo spagnolo è stato facile, ma con il Thai non tanto. Finora sono stata pessima, so dire solo ciao e grazie e, cosa fichissima, come dire “5” (si dice “ha” quindi se vuoi scrivere hahaha in un messaggio basta digitare 555! Grandioso!). Devo fare di più.
  • Rompi i soliti schemi lavorativi. In precedenza, non riuscivo a scrivere se le persone accanto a me facevano rumore o se c’era musica. Ora… mi arrangio (anche se credo sia meglio investire in una buona cuffia noise-cancelling). Riesco a concentrarmi in un bar affollato (sempre se il caffè e il cibo sono buoni!) come facevo nel mio appartamento silenzioso.
  • Il clima tropicale fa male ai dispositivi elettronici. Ricordatelo.
  • Pensa fuori dagli schemi. Questa è forse la lezione più importante che abbia imparato finora. Sto sempre a dubitare di me stessa, penso sempre che non sono in grado di fare una cosa o di non essere sufficientemente brava in un’altra e, sempre di più, parlando con le persone che ci sono qui e vedendo che opportunità loro hanno colto, mi chiedo “beh, ma perché non io?!”, quindi sto ampliando il mio concetto di cosa sono in grado di fare e mi sto mettendo più in gioco.
  • Va bene bere solo acqua la sera e poi andare a casa presto. Come ha spiegato benissimo la mia amica Happy Chanter nel suo blog, non devi sempre fare parte di tutti gli eventi sociali, incontri e feste che ci sono. Ogni tanto devi essere un po’ più “egoista”, per assicurarti di stare bene (fisicamente e mentalmente) e fare ciò che fa bene A TE. Ci sono persone che viaggiano per il mondo per fare sempre baldoria, ben per loro. Io viaggio per vedere il mondo e stare bene, ma soprattutto per concentrarmi sui miei progetti che ho rimandato troppo a lungo. Quindi, 5 sere su 7, dopo cena accompagnata da acqua, vado a casa e mi riposo, guardo qualche serie e dormo, pronta per il giorno successivo. Le altre 2 sere esco, mi bevo qualcosa e mi diverto (non è che le altre sere non mi diverto!) e vado a casa quando mi sento, ma pare che, al momento, mi sento sempre di andare a casa presto, a confronto con la mia vita di “prima”… e sapete che c’è? C’è che non me ne frega niente! È fantastico. Se per voi è noioso, beh, fatti vostri.
  • Non ti affidare troppo alle prime impressioni: le persone e le situazioni possono sorprenderti.
  • Sii aperta a parlare e discutere dei tuoi progetti e delle tue idee, e di eventuali problemi che riscontri. È probabile che, parlandone, ti verrà in mente un modo per migliorare qualcosa o superare un problema, o la persona con cui stai parlando potrebbe fornirti un’idea interessante. E anche se non dovesse succedere… è comunque un ottimo allenamento per fare pitching e networking.
  • E, per concludere, va bene essere una SLOMAD (slow nomad, nomade lenta). Vai al TUO ritmo, perché, dopotutto, è l’unico ritmo che conta.
DCIM100GOPRO
DCIM100GOPRO

Alzo il bicchiere (pieno d’acqua!) brindando ad altri anni di vita nomade di successo e pieni di salute!

One Year of Nomading

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Not all those who wander are lost

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A year ago today, hungover and cold, I left my beloved London and embarked on my first “official” nomading trip. In between going back and forth to London to resolve some bureaucratic issues (hello citizenship!), over the course of the next 12 months I travelled to Argentina, the US and Canada, Italy and Thailand, where I am right now.

Anniversaries, like New Year’s Eve and similar moments, always prompt some reflection and taking stock, so I thought I’d jot down some of the lessons learnt (or unlearnt!) over the course of this very interesting year.

– Pack less: you won’t need half of the stuff you’re throwing in your suitcase/backpack.

– Pack smarter: some things you really cannot replace while out on the road. It does take time to refine your packing skills.

– Make time to connect with people “at home” (wherever that may actually be – my loved ones are spread around the world), even if it sometimes means Skyping at dawn.

– Continue posting pics on Facebook that highlight the good life you’re living now (or just how happy/content you are) despite many, MANY people telling you that they’ve had enough of being envious. They love you, they want to see more, and you should try to inspire them to go after what they want too. 🙂

– Learn to appreciate fleeting and intense friendships. In this digital nomading game, people walk in and out of your life on a regular basis (usually this is just when you’ve realised how awesome they are and how cool it is to hang out with them), and you have got to get to grips with the fact that they will leave tomorrow. But then again, you might meet them somewhere else along the way, and then it will suddenly feel like you’re home again. Guys, you know who you are!

– Don’t sweat the small stuff. I am usually already pretty good at this, and this relaxed, healthier life is just pushing me more in that direction. Comments, littledetails, niggling annoyances… can all be banished to the recycle bin.

– Learn some words in the local language. With Spanish it was easy, with Thai not so much. Admittedly I have done a poor job in Thailand, only knowing hello, thank you and, my current favourite, how to say “5” (it is “ha”, so when you want to say LOL or hahaha in Thai, you just type 555! Great, isn’t it?). Must do better.

– Break out of the usual working patterns. Before, I could not write if people were being noisy next to me or with music playing… Now, I make do (I do think I probably need to invest in some good noise-cancelling headphones). I can concentrate in a busy cafe (if the food and coffee are good!) just as much as I did in my quiet apartment.

– Tropical weather is bad for electronic devices. Remember that.

– Think outside the box. This has been the biggest take-home so far. I am constantly plagued by self-doubt about not being able to do something or not being good at something else, and more and more, by talking to people here and just seeing the kind of opportunities people have seized, I ask myself “well why the hell not me?”, so I’ve been expanding my concept of what I can and want to do and throwing myself out there.

– It’s OK to drink water and go home early. As my friend the Happy Chanterexplained it beautifully in her own blog post, you don’t have to be part of every social event, gathering or party going on. You need to be a bit selfish sometimes, to make sure you’re healthy (in body and soul/mind) and do what is good for YOU. Some people may be travelling to party all the time, props to them. I am travelling to see the world and be healthy but most of all to concentrate on my own projects that I’ve been putting off for far too long. So 5 nights out of 7, after dinner accompanied by water, I go home to rest, watch some Netflix and sleep, ready for the next day. Those other 2 nights I’ll go out, have drinks and enjoy myself (not that I don’t the other times) and go home when I want to – which, it turns out, is still pretty early compared to my “previous” life… And you know what? I don’t feel bad about that! It’s great. If you find that boring, that’s your problem. 🙂

– Don’t go by first impressions too much: people and situations can surprise you.

– Be open to discussing your projects and ideas, and the problems you may be having with them. Chances are, as you talk through them, you’ll get a new idea or someone else could come up with something interesting. And if not, it’s still good practice for pitching and networking.

– And finally, it’s ok to be a SLOWMAD (slow nomad). Go at your own pace, because, after all, that’s the only pace that matters.

 

DCIM100GOPRO

Here’s wishing to more years of successful and healthy nomading!